TRA
SCIENZA E COSCIENZA
Giù le mani dall'uomo
Di
Giovanni Pellegri
Uteri in affitto, omosessuali che inseminano lesbiche, parti plurigemellari
per ultrasessantenni, donne che concepiscono un figlio con il seme del marito
morto, migliaia di embrioni nel congelatore come se fossero pesciolini Findus
... E adesso possiamo far di più. È possibile clonare l'essere
umano: il vostro unico figlio è riuscito piuttosto bene? Tanto vale averne
un altro identico nel congelatore. Non si sa mai se il primo si rompe ...
Ma cosa abbiamo fatto per ritrovarci in questa situazione? La confusione che
regna attorno alle ricerche biomediche è dovuta unicamente ad una perdita
di concetti e definizioni essenziali riguardanti l'uomo. Paradossalmente tutti
affermiamo che la persona umana va difesa, ma dietro questo apparente consenso,
si nascondono un'infinità di concezioni antropologiche differenti. Per
esempio, l'aborto è divenuto espressione di libertà e di difesa
della donna, non soppressione di una vita umana. La fertilizzazione in vitro
è divenuta un traguardo scientifico meraviglioso, e non strumentalizzazione
della vita umana che porta al congelamento e alla distruzione di migliaia di
embrioni; le esperienze su embrioni in laboratorio sono divenute espressioni
del progresso dell'umanità e non disprezzo per la vita umana.
Affermare che l'essere umano non può divenire strumento di progetti altrui,
sembrerebbe un'evidenza, ma molte affermazioni di scienziati, medici ed ora
anche di bioetici, dimostrano che non lo sono affatto. Come si fa ad affermare
che un embrione è vita umana per poi infilarlo in un congelatore? Cosa
spinge a ritenere che clonare un individuo umano potrebbe essere utile, buono
ed opportuno, come affermato da Maurizio Mori, segretario della "Consulta
di Bioetica", se non una perdita di significato della parola uomo?
La confusione nella quale ci troviamo è totale, ma la colpa non è
dell'ingegneria genetica o della scienza. Le recenti scopertine/coperte scientifiche nel
campo biomedico non hanno fatto altro che riportare ancora una volta alla luce
il vero problema: non sappiamo più assegnare alla vita umana un valore
fondamentale che merita il massimo rispetto. Se culturalmente ci troviamo incapaci
di riconoscere e di difendere il valore della persona umana nelle sue diverse
fasi o condizioni, allora la strumentalizzazione dell'uomo diventa una logica
ragionevole e utile. È il disumano che si impone travestendosi in amore
per l'uomo. In questa dinamica riusciamo a chiamare gesti di amore l'aborto,
l'eutanasia e il sacrificio di embrioni per la ricerca. Non stiamo diventando
crudeli o cinici, è la definizione di uomo che cambia. Allo stesso modo,
se un giorno si arriverà alla clonazione dell'essere umano, questo non
avverrà per la folle creazione di sottouomini o di mostri ma sarà
fatto nel nome di un benessere distorto. Insomma non si scappa: o ci riappropriamo
di una cultura capace di affermare la dignità dell'uomo oppure il rispetto
della vita umana diverrà un un'opinione soggetta a discussioni che ci
porteranno persino a negare la nostra stessa umanità.
Questa crisi culturale, capace di negare i valori fondamentali dell'uomo, investe
anche la scienza. La perdita di concezione del bene e del male, associata ad
un'ideologia scientista in piena espansione, riducono la scienza ad una disciplina
esclusivamente tecnica, spogliandola di cultura. Una scienza capace di fare
meraviglie, in mano a uomini che si sentono responsabili unicamente dello svolgimento
dell'esperienza in laboratorio, rischia di ottenere risultati aberranti in nome
di un progresso dal quale, con l'uomo, anche la stessa scienza ne uscirà
perdente. Padre Kevin D.O'Rourke, professore di medicina interna e direttore
del "Centro per l'Etica Sanitaria" affermava che "molti scienziati
seguono una morale adolescenziale mentre perseguono una scienza adulta".
È vero, la scienza che inseguiamo è adulta, cresciuta nei secoli
della nostra storia sotto la spinta di grandi scopertine/copritori ed affascinanti scopertine/coperte.
È inutile, anzi infantile, cadere nella cieca condanna della scienza.
È necessario invece affermare che, una scienza nella quale predomina
l'aspetto "fattibilità tecnica dell'esperienza" e che non coglie
la totalità dell'uomo, è autodistruttiva. Le cospicue opportunità
offerte dalle nuove scienze biomediche devono quindi obbligatoriamente confrontarsi
e riflettere sul significato del nostro vivere e sulla natura dell'uomo. A questo
proposito la scienza ha bisogno dell'apporto di filosofi e di teologi, non per
essere controllata o sottomessa ad essi, ma perché la comprensione di
che cosa sia l'essere umano nella sua completezza non è compito esclusivo
della scienza. Solo in questo modo la scienza tornerà ad essere cultura
e smetterà di farsi serva (anche se involontaria) di aberranti concezioni
antropologiche.
COS'È L'INGEGNERIA GENETICA?
Possiamo paragonare il DNA ad una immensa biblioteca con decine di migliaia
di libri. Nei libri, scritti in codice, troviamo descritti i piani di costruzione
delle cellule. Tutte le cellule del nostro organismo possiedono lo stesso DNA,
cioè hanno accesso alla stessa biblioteca. La diversità presente
da una cellula all'altra è dovuta al fatto che le cellule non leggono
necessariamente gli stessi libri. In certe malattie genetiche si costata che
tra le decine di migliaia di libri presenti, uno è assente o rovinato,
tanto da non permettere più all'organismo di leggere le informazioni
descritte su quel libro. Lingegneria genetica può intervenire sostituendo
il libro mancante e ristabilendo così la funzione persa dalle cellule.
Questa ingegneria genetica è detta correttiva. Il codice utilizzato per
la scrittura dei libri (chiamato codice genetico) è universale, questo
significa che un' informazione isolata da una cellula di lattuga potrebbe essere
letta da qualsiasi altro organismo vivente, dall'elefante al moscerino, dal
lombrico all'uomo. È quindi possibile trasferire dell'informazione da
un organismo ad un altro, creando esseri viventi con nuove funzioni. Questa
ingegneria genetica è detta alterativa.
IL DNA: 150 MILIARDI DI CHILOMETRI DI INFORMAZIONI
Tutti noi un giorno misuravamo 0.1 mm ed eravamo formati da una sola cellula,
lo zigote. Questa prima cellula in un susseguirsi di divisione e specializzazioni
ha saputo creare un'organismo di mille miliardi di cellule in cui ogni elemento
ha trovato il proprio posto e la propria funzione. La complessità creatasi
è tale che nessuno sarebbe capace di ricomporre pezzo dopo pezzo questo
ipotetico puzzle di mille miliardi di elementi. Come ha fatto una sola cellula
di appena 0,1 mm a generare, tessuto dopo tessuto, organo dopo organo, un uomo?
È stato possibile grazie alle informazioni racchiuse in una molecola
chiamata DNA situata nel cuore delle cellule di tutti gli organismi viventi.
Cos'è il DNA? È l'acido desossiribonucleico risponderebbero i
biochimici. Si tratta di una lunga molecola, ne troviamo ben due metri per cellula,
in totale 120 miliardi di km per persona, nella quale sono scritte in codice
tutte le informazioni necessarie alla costruzione di un organismo. Il DNA che
abbiamo nelle nostre cellule l'abbiamo ricevuto dai nostri genitori, al momento
della fecondazione. Ce l'hanno trasmesso in egual misura tramite l'unione del
DNA contenuto nello spermatozoo e quello contenuto nell'ovulo. È da quel
preciso momento che noi esistiamo coree esseri unici ed irripetibili.
NON CONFONDIAMO
I recenti fatti di clonazione di due mammiferi hanno gettato un giudizio negativo
sull'insi eme delle biotecnologie. Ma attenzione non confondiamo! Una precisazione
semantica è indispensabile per non creare confusione. Spesso i massmedìa,
sbagliandosi, chiamano ingegneria genetica tutte le tecniche del campo della
biotecnologia. L'ingegneria genetica, nel suo vero senso, non è clonazione
di esseri viventi, non tocca necessariamente aspetti legati alle tecniche di
procreazione umana assistita. L'ingegneria genetica, nel suo senso stretto,
si riferisce unicamente all'impiego delle tecniche di manipolazione del DNA
di un organismo. Cosa permette di fare quindi l'ingegneria genetica? Questa
tecnica applicata all'uomo consente di ottenere importanti risultati nel campo
farmaceutico, diagnostico o terapeutico. L'insulina amministrata ai diabetici
è prodotta grazie all'ingegneria genetica, i test più sensibili
per individuare il virus dell'AIDS si basano su tecniche di ingegneria genetica.
Infine sempre grazie a queste tecniche sì sta cercando di correggere
difetti genetici o di curare malattie come la mucoviscidosi o certe forme di
tumori.
INGEGNERIA GENETICA: BUONA 0 CATTIVA?
L'ingegneria genetica non è da condannare. Molte applicazioni permettono
già oggi di ottenere risultati fondamentali nel campo della medicina.
Tuttavia non è nemmeno da utilizzare alla cieca. Infatti le stesse tecniche
utilizzate per cercare di curare le malattie ereditarie potrebbero essere utilizzate
per modificare il patrimonio genetico di un individuo introducendo così
nuove funzioni nell'uomo. Cosa ci impedirà di seguire strade aberranti?
Non di certo i limiti tecnici della scienza: in laboratorio è possibile
andare già oltre nella sperimentazione sull'uomo. Se quindi la scienza
non fa altro che applicare delle tecniche, utilizzando come concetto di limite
la visione di uomo risultante nel momento storico in cui agisce, la strada che
sarà seguita non dipenderà dalla scienza, ma unicamente dalla
visione antropologica che tutti noi come società sapremo affermare. Quindi
l'ingegneria genetica buona o cattiva? né buona, né cattiva. Se
l'uomo saprà affermare il valore oggettivo e intangibile della propria
vita, l'ingegneria genetica, nata dall'uomo, sarà al servizio dell'uomo.
Ma se il rispetto della persona umana ammette eccezioni, legate alle condizioni
di salute, all'età, o allo stato sociale allora tutte le vie immaginabili
saranno possibili.